Piano Nazionale Industria 4.0: cosa cambierà per le imprese?
Nell’ultimo numero della rivista “Analisi e Calcolo”, il Prof. Sergio Terzi del Politecnico di Milano, Condirettore Osservatorio Industria 4.0, spiega l’importanza del Piano Nazionale Industria 4.0, annunciato dal Governo, che uscirà dalla Legge di Bilancio 2017. Per l’industria ed il suo indotto si attendono investimenti per circa 13 miliardi di euro; le linee guida del piano parlano di meccanismi virtuosi di iper e super-ammortamento per una reale digitalizzazione dei processi industriali, compresi quelli di ingegneria.
Alla domanda “le aziende saranno pronte ad accogliere tali opportunità?”, Sergio Terzi risponde:
“Onestamente ho qualche dubbio circa il fatto che le nostre imprese manifatturiere, con i relativi decisori, capiscano subito come investire al meglio in tecnologie digitali capaci di costruire reali vantaggi competitivi. Ammetto di avere neanche tanto segreta paura che soldi, sia pubblici che privati, quali sono quelli previsti dal Piano, si perdano in rivoli di poco valore. La mia paura si basa sui fatti: meno di un’azienda su 3 ha cognizione di cosa sia il paradigma di Industria 4.0 (dati del nostro Osservatorio Smart Manufacturing, su 305 imprese intervistate ad inizio 2016). C’è un evidente problema di awareness (consapevolezza e conoscenza) tra le nostre imprese. Lo dico e lo penso da tempo. In Italia manca una adeguata cultura tecnico-manageriale. Non mancano gli esperti, ma purtroppo tali esperti non sono sempre nelle posizioni che contano, nelle Istituzioni ma anche nelle nostre imprese”.
E aggiunge: “Ritengo sia opportuno segnalare come il paese abbia la drastica necessità di investire in risorse modellistiche e simulative, per progettare meglio, sperimentare soluzioni più innovative, attraverso cui ottenere solidi vantaggi comparati rispetto ai player dell’ingegneria internazionale.
La vera occasione che Piano Nazionale Industria 4.0, nelle forme in cui sarà approvato, potrà darci è questa: creare maggiore consapevolezza del nostro ruolo di tecnici avanzati, sia tra noi che tra i decisori aziendali. Sta a noi sfruttare l’occasione al massimo, non tanto formandoci ulteriormente, cosa che comunque non guasta mai, ma formando altri a comprendere il nostro ruolo e il valore delle nostre competenze”.